20/08/2012
Negli ultimi mesi sono stati pubblicati due studi statistici internazionali che misurano il grado di gradimento e di fiducia che i cittadini hanno nei confronti delle ONG e della cooperazione internazionale. In epoca di crisi economica e di deboli slanci ideali ci si sarebbe aspettati un dato negativo con un abbassamento della propensione delle persone a sostenere la lotta contro la povertà attraverso la cooperazione allo sviluppo. I risultati sono invece importanti e incoraggianti, mostrano che le ONG riescono ancora a rappresentare la volontà diffusa dell’opinione pubblica di far crescere la cooperazione e la solidarietà internazionale.
La Edelman Trust ha pubblicato l’edizione 2012 dell’ Edelman Trust Barometer, una ricerca condotta a livello mondiale, che misura la fiducia dei cittadini rispetto a diverse istituzioni, in particolare i governi, le aziende (settore privato), le ONG e i media.
Per il quinto anno consecutivo, le ONG sono l’istituzione ritenuta più affidabile nel mondo, in 16 dei 25 paesi oggetto dello studio, la gente si fida più delle ONG che del settore privato. L’indice di fiducia nelle ONG si attesta al 54% (in discesa di del 5% rispetto al 2011) contro il 47% per media e aziende e 38% per i governi.
La fiducia nelle ONG ha raggiunto un picco del 79 % in Cina specialmente tra gli intervista di età compresa tra 35 e 64 anni. Dal 2009, la fiducia nelle ONG si è alzata anche in India fino al 68 %.
In Italia si registra una delle percentuali più alte di fiducia nelle ONG e una delle più basse per la politica. Il 77% degli italiani si fida delle ONG e del loro operato mentre solo il 31% si fida della politica. Cresce anche la fiducia nei media dal 41 al 59 % grazie al crescente utilizzo da parte degli italiani dell’informazione in rete. Gli intervistati italiani ritengono più affidabili i Blog e la Radio rispetto ai giornali tradizionali e la televisione.
La fiducia nelle ONG è invece calata vistosamente nei paesi dove si sono registrati scandali pubblici nell’utilizzo dei fondi per la cooperazione internazionale come il Brasile, Giappone e la Russia.
L’altro studio interessante è stato pubblicato da Euro-barometro e si intitola “Making a difference in the world: Europeans and the future of development aid” (Fare la differenza nel mondo: gli europei e il futuro dell’aiuto allo sviluppo). L’indagine è stata condotta nei 27 Stati membri della UE nel settembre 2011, intervistando 26.856 europei dai 15 anni in su. Lo scopo dello studio era quello di fornire un quadro aggiornato del gradimento da parte degli europei sugli aiuti allo sviluppo e sul futuro della cooperazione allo sviluppo in vista della Conferenza di alto livello sull’efficacia degli aiuti che si è svolta a Busan (Corea del Sud) lo scorso dicembre.
In sintesi il sondaggio presenta un’Europa più solidale e meno razzista di quanto verrebbe da credere (almeno a parole). L’85% degli europei considerano importante l’aiuto alle popolazioni più povere.
Questo favore da parte dei cittadini europei è però in fase decrescente, se si paragonano i dati odierni con quelli del 2010 si può osservare che i cittadini favorevoli agli aiuti ai più poveri scendono dall’89 % all’85%.
grafico
I giovani tra i 15 e i 24 anni sono i più forti sostenitori degli aiuti: «9 su 10 pensano sia importante aiutare i poveri e il 41% lo considera “molto importante”, a fronte del 35% delle persone di oltre 40 anni». I giovani dimostrano anche maggiore impegno personale per questa causa: «Il 53% dei giovani e il 60% degli studenti, infatti, sarebbe pronto a pagare di più certi prodotti (es.commercio equo e solidale) se ciò andasse a vantaggio delle popolazioni povere del mondo. I giovani hanno inoltre espresso la maggiore determinazione a mantenere l’impegno di aumentare i livelli di aiuto (69%, a fronte di una media del 62% di tutti gli interpellati)».
E gli Italiani? Il dato generale è leggermente inferiore alla media europea, l’84% è a favore degli aiuti contro l’89% della media. In particolare solo il 25% degli italiani dice che aiutare le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo è molto importante, ben il 59% lo ritiene abbastanza importante, mentre solo il 12% non importante. Il 61% degli italiani identifica nell’Africa sub sahariana l’area del mondo più bisognosa di aiuti.
Insomma dati che sicuramente non corrispondono con l’impegno scarso del nostro paese nell’aiutare il sud nel mondo. Si pensi solo che, a seguito dei tagli delle manovre finanziarie, per i fondi della cooperazione allo sviluppo (legge 49/87) gestiti dal Ministero degli Affari Esteri (MAE) si passa dal minimo storico del 2011, pari a 179 milioni di euro a un nuovo record negativo con soli 86 milioni di euro; un taglio del -51%. Il taglio complessivo applicato al budget del MAE dalle manovre estive del 2011 è stato di 206 milioni di euro; ben 92 milioni a carico della cooperazione con i Paesi in Via di Sviluppo. La diminuzione è ancor più evidente se si prende a confronto il dato del 2008, in cui la cooperazione allo sviluppo aveva raggiunto i 732 milioni di euro di stanziamenti. Il calo è dell’88%.
Il nuovo governo italiano, anche con la nomina di un apposito Ministro per la Cooperazione, Andrea Riccardi, da speranze che, nonostante la crisi economica, ci sia la volontà di interpretare meglio il sentito dei cittadini aumentando l’impegno nella cooperazione internazionale, e non solo quello economico. Il Ministro ha infatti promesso il lancio di un Forum Nazionale per la Cooperazione da tenersi già a fine maggio. Un’occasione per rilanciare il dibattito italiano verso uno sviluppo di nuove politiche di cooperazione anche attraverso la riforma della legge 49/87 e l’individuazione di una visione comune.