28/09/2015
A seguito del colpo di Stato condotto dalla guardia presidenziale, lo scorso 16 settembre, oggi il Burkina Faso riparte tra speranze e preoccupazioni per un futuro che appare ancora incerto.
Dopo il reinsediamento del Presidente e del governo di transizione avvenuto giovedì 24 alla presenza dei capi di stato rappresentanti della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (CEDEAO) e la sospensione dello sciopero generale convocato dai sindacati proprio a seguito del colpo di Stato condotto dalla guardia presidenziale, con lunedì 28 settembre il Paese riparte anche se resta ancora lunga e complicata la strada verso le elezioni presidenziali e parlamentari che dovranno mettere fine al periodo di transizione. E’ passato quasi un anno da quando le manifestazioni di piazza avevano costretto alle dimissioni e alla fuga il Presidente Blaise Compaorè in carica da 27 anni. Il popolo considerava inammissibile la proposta del leader di modificare la Costituzione per presentare la sua candidatura a Presidente per un nuovo mandato.
Un messaggio ricevuto su skype nella serata di venerdì 25 settembre da una collaboratrice di Mani Tese a Ouagadougou, poi confermato dalla pubblicazione del relativo decreto, “sembra che il Consiglio dei Ministri abbia deciso di scogliere la guardia presidenziale”, è quello che la popolazione attendeva da anni, non solo a seguito delle ultime vicende. La guardia presidenziale, 1300 uomini, molto ben armati e formati, istituita dal Presidente Compaoré è stata per anni il suo braccio armato che gli ha consentito di mantenere il potere con atti di una violenza inaudita e dominare la popolazione. Sopravvissuta anche alla sua cacciata era stata l’autrice, guidata dal Generale Diendéré, stretto collaboratore dello stesso Compaorè, da cui probabilmente anche in questo caso ha ricevuto gli ordini, del colpo di stato dello scorso 16 settembre che aveva rigettato il Burkina Faso nell’incubo dei 27 anni del regime precedente. Anche in questo caso la determinazione e la forza della popolazione burkinabè sono riuscite ad avere il sopravvento, e ciò è confermato dall’apertura di un’inchiesta giudiziaria sul colpo di stato annunciata dal procuratore generale del Paese africano che ha lasciato intendere che i responsabili saranno un giorno giudicati, e un altro decreto del consiglio dei ministri che ha creato una commissione di inchiesta sul colpo di stato che dovrà entro trenta giorni consegnare un rapporto. Sembra quindi scongiurata l’amnistia dei golpisti, che era stata proposta dai mediatori della CEDEAO, subito rifiutata dalla popolazione. In queste ore si sta procedendo, non senza difficoltà, al disarmo della guardia presidenziale, i cui membri dovranno essere successivamente integrati nell’esercito regolare. Importante è stato il ruolo giocato dall’esercito regolare che, pur non essendo riuscito ad evitare il golpe e dopo qualche giorno di incertezza, si è schierato con la popolazione e a difesa delle autorità della transizione. Anche la comunità internazionale, dall’Unione Africana a quella Europea e agli Stati Uniti si è subito espressa con forza per il ritorno delle autorità di transizione al potere. Resta ora da sciogliere il nodo, non di poco conto, delle elezioni presidenziali e parlamentari, inizialmente previste per il giorno 11 ottobre, che saranno sicuramente rinviate di qualche settimana. Bisognerà poi capire se verrà mantenuta la linea fin qui tenuta dalla commissione elettorale di escludere come candidati coloro che avevano sostenuto il tentativo di Compaorè di modificare la costituzione, che è stato uno degli argomenti con i quali i golpisti hanno giustificato il colpo di stato affermando che l’esclusione era anti democratica; oppure se ci saranno cambiamenti, che però la popolazione difficilmente potrà accettare. Le elezioni dovranno permettere a tutti gli aventi diritto di partecipare (e sappiamo come le procedure di registrazione non siano sempre facili nei paesi africani), di fare in modo che si svolgano regolarmente e che poi emergano come vincitori dei leaders capaci e veramente interessati e impegnati per il benessere della propria popolazione, che ha dimostrato ancora una volta di non essere più disponibile ad accettare modalità dittatoriali di gestione del potere. Non da ultimo ricordiamo, tra l’altro a pochi giorni dal ventottesimo anniversario dalla morte di Thomas Sankara, assassinato il 15 ottobre 1987, che proprio nei giorni successivi al golpe avrebbero dovuto essere pubblicati i risultati di una nuova autopsia realizzata sul suo corpo per cercare di fare finalmente luce sul suo assassinio. Anche sulla possibilità di conoscere finalmente la verità sulla morte di Sankara, eroe mai dimenticato dalla popolazione Burkinabè, si misurerà la possibilità di cambiamento del “Paese degli Uomini integri” (questo è il significato delle parole Burkina Faso).