14/12/2017
di ELIAS GEROVASI, Responsabile Progettazione e Parternariati di Mani Tese, e SARA DE SIMONE, Vicepresidente di Mani Tese.
ALLA NARRAZIONE STRUMENTALE DELL’ “INVASIONE” E DELL’ “AIUTIAMOLI A CASA LORO” E’ NECESSARIO RISPONDERE RIVENDICANDO E PRATICANDO IN ITALIA E IN EUROPA VERE POLITICHE DI ACCOGLIENZA E UNA RINNOVATA AZIONE GLOBALE PER LA LOTTA ALLE CAUSE DELLE DISEGUAGLIANZE.
Un apocalittico “esodo Sud-Nord”, un’opinione pubblica assuefatta all’idea che sia in corso un’invasione, governi e partiti politici che sono corsi ai ripari proponendo di “aiutarli a casa loro” e tirando in ballo, in modo strumentale, la cooperazione allo sviluppo. Noi, che da tanti anni lavoriamo insieme alle popolazioni dei Paesi del Sud del mondo per uno sviluppo più equo e sostenibile, sul fenomeno delle migrazioni ci sentiamo chiamati in causa e crediamo sia nostro dovere ribadire che viviamo in un sistema che produce diseguaglianze sociali, economiche e ambientali. Che pompare fondi verso regimi autoritari nella speranza che blocchino tutti quelli che vogliono partire per l’Europa non solo non si può chiamare cooperazione, ma neanche servirà a bloccare i flussi. Adottare un approccio di emergenza alla gestione di un fenomeno strutturale come quello della mobilità umana non aiuta né a comprenderlo, né tantomeno a governarlo efficacemente. La mobilità ha sempre caratterizzato la storia dell’umanità e oggi l’ “esodo Sud-Nord” non è che la punta dell’iceberg: secondo le Nazioni Unite, sono molti di più i migranti che restano nello stesso continente che quelli che intraprendono percorsi migratori intercontinentali; e molti di più i migranti europei che si spostano in altri paesi europei (quasi 5 milioni solo gli italiani). Se una parte dei migranti (circa il 14%, secondo l’UNHCR) che provengono dai paesi del Sud fuggono da guerre o catastrofi naturali, un numero molto più consistente si sposta per motivi “economici”. È proprio per questo che ci sentiamo chiamati in causa. I movimenti migratori di oggi ci parlano di ingiustizie globali in modo ancora più forte di quando Mani Tese ha cominciato ad operare cinquant’anni fa. È quindi indispensabile rinnovare e rafforzare il nostro impegno di giustizia attraverso i nostri progetti di cooperazione e le nostre campagne politiche che guardano alle cause dei fenomeni migratori; ma anche attraverso il lavoro in Italia a favore dell’integrazione e dell’educazione alla multiculturalità, la costruzione di un mondo più giusto e inclusivo parte dalla realtà che ci circonda nel quotidiano.
Chiudere i confini, negoziare accordi con paesi terzi e respingere quelli che riescono a partire non fermerà il fenomeno migratorio: tutt’al più provocherà la sua ‘informalizzazione’ e un peggioramento delle condizioni che i migranti devono affrontare nel loro viaggio. Per questo, oltre a lavorare perché la migrazione possa diventare davvero una scelta e non un obbligo dettato da fame, povertà e conflitti, ci battiamo perché le attuali politiche sulle migrazioni cambino e contribuiscano a creare un mondo in cui spostarsi legalmente e con mezzi sicuri diventi possibile per tutti.
Sviluppo rurale e agricoltura sostenibile possono fare la differenza
Oggi tre quarti delle persone che vivono sotto la soglia di povertà basano il proprio sostentamento sull’agricoltura. Creare le condizioni che permettano ai giovani che vivono in aree rurali, o alla periferia di grandi città (zone peri-rurali), di rimanere nel proprio Paese e di disporre di mezzi di sussistenza più resilienti, è una componente cruciale di qualsiasi piano per affrontare la sfida della mobilità umana. Lo sviluppo rurale, ispirato ai principi della sovranità alimentare e supportato da politiche e investimenti pubblici adeguati, può secondo Mani Tese fare la differenza, creando opportunità di lavoro che non siano basate unicamente sulle coltivazioni ma anche sulla trasformazione di generi alimentari, sull’orticoltura o su piccole imprese avicole, ittiche o casearie. Può anche portare a un incremento della sicurezza alimentare, alla riduzione dei conflitti sulle risorse naturali e a soluzioni al degrado ambientale.
Migranti prime vittime delle schiavitù moderne
Il legame tra migrazione e schiavitù moderne è stato recentemente confermato dal rapporto ILO “Global estimates of modern slavery”: una vittima del lavoro forzato su quattro è stata sfruttata al di fuori del suo paese di residenza, lo stesso vale per tre vittime su quattro di sfruttamento sessuale. La migrazione nel mondo moderno espone le persone più vulnerabili a un rischio di sfruttamento sempre più elevato oltre che al vero e proprio traffico di esseri umani. Maltrattamenti, abusi e detenzioni sono le esperienze quotidiane di migliaia di donne e bambini che ogni giorno lasciano le proprie case. Questi dati rafforzano la convinzione e l’impegno che mettiamo nel contrastare le forme di schiavitù moderna attraverso un programma multisettoriale che incrocia attività di sensibilizzazione ed educazione in Italia con progetti di contrasto, prevenzione e protezione delle vittime di lavoro minorile, trafficking e sfruttamento lungo le filiere produttive.
In rete per cambiare le politiche sulle migrazioni
Siamo scesi in piazza fin dal primo giorno perché vogliamo un’Europa che promuova la solidarietà internazionale e i diritti umani di tutti, non un’Europa che costruisca muri. L’Italia deve essere portabandiera di questa solidarietà. In rete con le organizzazioni italiane ed europee della società civile ci battiamo per cambiare le regole delle politiche migratorie e chiediamo ai leader politici di mantenere gli impegni presi. Chiediamo di facilitare una migrazione sicura, regolare e responsabile, nel pieno rispetto per i diritti umani dei migranti, a prescindere dal loro status; ci accerteremo che i fondi europei destinati alla cooperazione siano scollegati da eventuali accordi sulle riammissioni o il trattenimento dei migranti; chiederemo una politica di cooperazione coerente a favore dello stato di diritto, la difesa e promozione dei diritti umani, l’empowerment delle comunità locali e della democrazia, politiche commerciali e regolamentazioni finanziarie trasparenti e giuste.
Nelle scuole e con il volontariato per un nuovo modello di integrazione
Secondo l’ultimo rapporto del Ministero dell’Istruzione gli studenti stranieri presenti in Italia sono circa 815.000, il 9,2% del totale. Il nostro lavoro di educazione alla cittadinanza globale vuole andare oltre il concetto di integrazione come la normalizzazione di una pluralità di presenze, non basta prendere atto di una “normale diversità”. È molto più interessante confrontarsi piuttosto con l’orizzonte di una “diversa normalità”, centrata sull’esperienza quotidiana dello scambio e del dialogo, dove la pluralità viene trattata come una risorsa prima di essere considerata un problema. Occuparsi di migrazioni inoltre per noi vuol dire anche promuovere una visione diversa come fenomeno che coinvolge due territori e valorizza lo scambio e la circolazione di uomini e donne e con essi saperi, esperienze, risorse. Mani Tese ha deciso di rafforzare il suo impegno anche in questo ambito sostenendo politiche di accoglienza positive delle amministrazioni pubbliche e impegnandoci in azioni di solidarietà e assistenza insieme ad attività interculturali, di integrazione, inclusione sociale, formazione e scambio.
Articolo comparso sul Giornale di Mani Tese dicembre 2017.