10/07/2015
Il gran giorno è arrivato. Il 9 luglio il Sud Sudan, il più giovane stato del continente africano, festeggia 4 anni.
Le strade della capitale Juba sono vuote. Tutta la città, è concentrata sulle celebrazioni che, fin dalle prime ore del mattino, avranno luogo presso il John Garang Mausoleum, simbolo della tanto agognata indipendenza del Sud Sudan dai fratelli del Nord.
E’ un compleanno amaro per il Paese e lo è ancora di più per i suoi abitanti. Molti seguono i festeggiamenti davanti alla televisione o alla radio perché “c’è poco da festeggiare quando le pance sono vuote”. Troppi soldi sono stati destinati alle celebrazioni di un Paese che è stato ufficialmente definito fallito. Fondi che il Governo dovrebbe investire per lo sviluppo del Paese e il bene dei suoi cittadini.
Lo scontento dei sud sudanesi è palpabile: alti tassi di disoccupazione e inflazione, forte deficit infrastrutturali, i più bassi indici di sviluppo e la crescente corruzione rilegano il Sud Sudan tra i paesi più poveri al mondo. Dallo scoppio della guerra civile avvenuto il 15 dicembre 2013, in Sud Sudan si continua a combattere: l’esercito governativo guidato dal Presidente in carica Salva Kiir opposto ai ribelli dell’ex vice-presidente Riek Machar, dinka (gruppo etnico maggioritario e di appartenenza del presidente) contro nuer (gruppo etnico numero due in termini numerici e di appartenenza dell’ex vice-presidente). Le popolazioni delle ricche aree minerarie della regione settentrionale del Greater Upper Nile, da anni contese tra dinka e nuer, non trovano pace, a causa dei forti interessi delle parti belligeranti e dei rispettivi sostenitori regionali e internazionali nei bacini petroliferi. La crisi economica ha contribuito poi alla diffusione di malcontento e conflitti minori anche in altri stati, notoriamente considerati stabili, come il Greater Bahr el Ghazal (comprendente Bahr el Ghazal del nord e occidentale, Laghi e Warrap) e l’Equatoria occidentale.
Già dalle prime ore del tardo pomeriggio di questo 9 luglio, la vita a Juba riprende il suo corso, le bancarelle espongono i propri prodotti e i negozi riaprono: la gente comune non può permettersi di perdere i guadagni di una giornata.
di Tamara Littamè