Papa Francesco in Kenya

Dopo la visita di Barack Obama, il Kenya si prepara, in questo anno 2015, ad accogliere, dal 25 al 27 novembre il Santo Padre, Papa Francesco, in un viaggio che lo porterà anche in Uganda e poi in Repubblica Centrafricana. Il paese sta attraversando una fase di grande cambiamento e ci sono ancora molte ombre […]

Dopo la visita di Barack Obama, il Kenya si prepara, in questo anno 2015, ad accogliere, dal 25 al 27 novembre il Santo Padre, Papa Francesco, in un viaggio che lo porterà anche in Uganda e poi in Repubblica Centrafricana.

Il paese sta attraversando una fase di grande cambiamento e ci sono ancora molte ombre come il pericolo del terrorismo o la forte corruzione: il ricordo degli attacchi del 2013 e di quello dello scorso aprile, infatti, sono ancora freschi nella memoria di molti e per questo il governo ha dispiegato un imponente servizio di sicurezza con almeno 10.000 agenti. Anche l’industria turistica ne ha sofferto e solo ora sta dando segni di ripresa.

La visita del Papa è anche un’occasione per riportare il Kenya al centro della scena mondiale non solo per gli eventi tragici degli scorsi anni. La corruzione e gli scandali sono presenti e costituiscono una zavorra pesante per il paese, ma la stampa è vivace, i casi sono esposti quasi quotidianamente e lo stesso Presidente ha iniziato una campagna di tolleranza zero verso la corruzione con il cambio di numerosi Ministri, proprio alla vigilia della visita papale.

Aleggia poi sul paese la “spada di Damocle” della Corte Penale Internazionale, per le violenze del 2007-2008, ma sembra che, anche grazie a una offensiva diplomatica, il caso si vada risolvendo. Il fatto, che coinvolgeva il Presidente è stato chiuso nel corso del 2015 e lo stesso corso sembra aver intrapreso quello che coinvolge il vice-Presidente.

Ma il paese sta crescendo molto e cambiando, intraprendendo, pur con difficoltà il cammino verso lo status di middle income economy. La presenza cristiana e cattolica è molto forte, e grande merito hanno avuto i religiosi e i laici che hanno dato la propria testimonianza di fede e impegno. Il simbolo di questi è la Beata suor Irene Stefani, che partita da un piccolo paese del bresciano, ha passato tutta la sua vita lavorando in Kenya e Tanzania all’inizio del secolo. Il lavoro di generazioni di religiosi e religiose sarà simbolicamente rappresentato dall’altare, costruito nel 1918, che è stato usato anche durante la cerimonia di beatificazione di Suor Irene, la prima venuta in terra d’Africa.

IMG_20150506_115608

Ecco che quindi con Papa Francesco e la Chiesa universale splende anche l’ impegno italiano nel paese, un patrimonio che non dovrebbe essere disperso, ma invece valorizzato, per contribuire ancora di più alla crescita e a uno sviluppo sostenibile del Kenya.

E anche Mani Tese, lo staff in Kenya e il partner attendono con fervore la visita del Santo Padre.  Fedeli al nostro statuto e ai nostri valori ispiratori, auspichiamo che questo momento di unione contribuisca ad unire il paese e cancellare lo spettro del tribalismo. E la decisione del Governo di decretare la giornata del 26 Novembre come giorno di preghiera e riflessione nazionale, speriamo vada nella direzione di stemperare le tensioni e unificare il paese.

L’incontro interreligioso con le molte comunità che compongono il Kenya, dai musulmani, alla grande e variegata comunità di origine indiana, alle altre confessioni cristiane segna un forte momento di unione e comunione. Oltre agli eventi religiosi, vi è grande attesa anche per il discorso alle Nazioni Unite, che hanno una delle sedi a Nairobi, specialmente dell’ UNEP, il Programma ambientale.

IMG_20150507_101831Il Kenya è uno dei paesi a più alta biodiversità, ma rischia di perdere questo importante patrimonio nazionale e mondiale, sacrificandolo all’altare della “crescita senza controllo”. Con la Enciclica Laudato sì il Santo Padre ha con forza richiamato tutta l’umanità alla difesa dell’ambiente e alla nostra responsabilità nel preservarlo e il nostro impegno, come Mani Tese e il partner NECOFA, è proprio quello della difesa della biodiversità e dell’ambiente a fianco delle popolazioni locali.

Altro momento importante sarà la visita a Kangemi, uno degli slum di Nairobi, simbolo delle diseguaglianze del paese, degli ultimi a cui la Chiesa guarda. Un momento importante per ribadire l’impegno per la promozione umana dei più poveri, che è anche raccolto nel nostro motto, Un Impegno di Giustizia.