“BAMBINI, SAPETE CHE COSA E’ LA FAME?” IL DIRITTO AL CIBO E LE FILIERE AGRICOLE SPIEGATI IN UN BLOG

di Amanda Pacher, insegnante di scuola primaria presso l’Istituto Comprensivo Narcisi Milano Quando Giacomo Petitti, Responsabile del settore Educazione e Formazione di Mani Tese, mi ha proposto di partecipare al progetto ”Imprese sociali al femminile e valorizzazione delle filiere agricole” (che prevedeva la realizzazione in Benin e Italia di progetti pilota giardini/orti didattici nelle scuole […]

di Amanda Pacher, insegnante di scuola primaria presso l’Istituto Comprensivo Narcisi Milano

ortomondo1Quando Giacomo Petitti, Responsabile del settore Educazione e Formazione di Mani Tese, mi ha proposto di partecipare al progetto ”Imprese sociali al femminile e valorizzazione delle filiere agricole” (che prevedeva la realizzazione in Benin e Italia di progetti pilota giardini/orti didattici nelle scuole e un workshop per insegnanti italiani e beninesi), mi sono entusiasmata subito perché, in tutti questi anni di lavoro, ho sempre pensato che solo sperimentando di persona il mondo possa a mia volta portarlo dentro la classe. I libri di testo sono importanti perché rimangono un punto fermo per tutti, soprattutto in tempi dove all’interno delle scuole c’è così tanta diversità, ma al contempo non bastano più, occorre spaziare oltre.

Io ho avuto, soprattutto quest’anno, la sensazione di aver messo a frutto tutte le conoscenze e le esperienze realizzate in 36 anni di lavoro e quindi nell’affrontare questo progetto mi sono sentita libera di esprimermi, di tirare fuori tutta la mia creatività e fantasia senza dover pensare ai rigori delle programmazioni e dei voti.

Ortomondo” è il blog che curo e che racconta questo progetto.

ortomondo2Perché un blog? Perché prima di tutto è uno strumento divertente, che si adatta bene alla mia personalità. Posso metterci tutti i miei pensieri e le foto che amo moltissimo fare e poi perché completa il percorso fatto dando, a chi ne avesse il desiderio, la possibilità di sperimentare la stessa esperienza che abbiamo fatto noi dell’Anemoni.

Il blog inoltre utilizza un linguaggio adatto ai tempi. Una volta avevo letto che il divario tra noi adulti e i giovani spesso è legato al tipo di linguaggio che viene utilizzato. Non posso fare scuola solo con schemi antichi (che per altro contengono tanta saggezza), devo mettermi anche io in gioco, devo avvicinarmi al mondo nuovo, quello tecnologico. A volte penso che le nuove generazioni ci hanno ben sorpassato nell’apprenderle, insomma sarebbe imbarazzante trovarsi in situazioni dove l’alunno è anni luce avanti al docente.

Quindi io ora mi sento in una terra di mezzo, raccolgo tutto il vecchio percorso facilmente ma sento che è il momento adatto per una nuova spinta, per andare avanti. Il lavoro di quest’anno con il progetto Filiera del pane e il blog rappresentano perfettamente il mio stato d’animo.
Ad essere sincera è il corso d’aggiornamento e di autoaggiornamento più bello che abbia mai fatto nella mia carriera scolastica.

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I bambini sono stati sempre aperti e curiosi e hanno affrontato anche ciò che li disturbava con coraggio perché erano uno accanto all’altro pronti ad aiutarsi e a prendersi cura di un bene comune. Lavorare senza voti, senza verifiche per loro era come respirare aria fresca e oltre ad essere ben attenti erano più sorridenti. Li ho visti trasformarsi, erano creativi, fantasiosi, giocherelloni, increduli.

Cosa hanno apprezzato veramente: uscire dal banco, dalla classe, dagli schemi quotidiani provare sensazioni avventurose (stare con tutti gli insettini nell’orto non è scontato a 8 anni). Soprattutto vivere in mezzo alla natura, toccare la terra, vedere crescere le piante, disegnare in mezzo all’erba. Quanto si sono sorpresi nello scoprire che man mano loro diventavano più piccoli e la natura li superava.

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Il progetto è stato per loro un grande stimolo a motivare il perché un bambino deve alzarsi e andare a scuola. Sapevano che qualcosa di bello li aspettava il giorno dopo.
In un anno difficile (spesso abbiamo dovuto parlare e affrontare temi pesanti come le stragi, il giorno della memoria) il lavoro nell’orto e nella natura ha creato un senso di speranza, di ottimismo.
La bellezza è che tutti potevano dire quello che pensavano senza dover mettere in campo abilità cognitive legate alla didattica.

I bambini si sono sentiti importanti.